Monday, 11 May 2015

"GIORGIO" by GIO'

Cover of Vita d'uomo (1962)
fragments from the writings of Giò Stajano
Giò Stajano, whom the editor of this blog met at a dinner given by Giorgio for that purpose in his Via Giulia flat will be dealt with more fully elsewhere. They had known each other well since they had shared lodgings in the 1950s.
Giò's portraits of Giorgio in his books are obviously there for the sake of the books and not to provide a rounded or objective portrait of his friend. He caricatured those aspects of him which suited his purpose.

1959
The book was confiscated by the police soon after publication as conducive to bad morality.

"Quintino" is based upon Giorgio

Nel pomerriggio incontrai in Via Veneto Giampaolo* e Quintino. 
Fiorenzo li aveva sopranomminati "i pendents etruschi" a motivo della loro straordinaria rassomiglianza.
Non erano parenti nemmeno alla lontana; avevano in comune soltanto di essere nati ambedue a Perugia.** E non si può dire neanche che si rassomigliassero nei lineamenti: ciò che li rendeva simile era il tratto.
Entrambi piccoli di statura, svampiti, eterei, avvolti in paltoncini dello stesso taglio, come magnolie protette dal loro involucro di foglie, si completavano a vicenda riuscendo a creare intorno alle proprie persone, in qualsiasi ambiente si trovassero, una surrealistica atmosfera settecentesca.
Insistettero perché prendessi un té con loro al Cafè de Paris.
Avevano un'infinità di cose "importantissime" da raccontarmi: com'era vestita la baronessa Hubner al party di Luisa Spagnoli; com'era andata . . .
 . . . E, dopo i resoconti mondani, le confidenze personali.
 - Sono nel più grande imbarazzo - mi spiega Quintino, che è figlio di un alto funzionario della Questura prossimo ad andare in pensione. - Vorrei che mio padre si trasferisse a Firenze perchè adoro quella città. Ma, d'altro canto, mio "marito" che è iscritto all'università di Perugia non potrebbe seguirmi senza destare sospetti nella sua famiglia . . .
Parlava con enfasi; facendo tintinnare, gesticolando, i numerosi braccialetti che gli adornavano i polsi.
Lo osservai mentre continuava a narrarmi le sue vicende (parlando si sè al femminile, come Fiorenzo). Cercai di penetrare oltre il suo viso, oltre i suoi bracialetti: per vedere se era veramente convinto di quanto mi stava dicendo.
Ne era effettivamente convinto: non c'era una solo nota falsa nella sua voce, non un'incrinatura. Nemmeno la sottile vena di sarcasmo che tradiva la malafede in Fiorenzo.
Lo invidiai. Invidiai la sua sicurezza, la sua mancanza di dubbi, la sua tranquilità psicologica.

Giò Stajano, Roma Capovolta (1959), pp.141-2.
* Giampaolo Mariotti.   ** No. Giorgio Quintini was born in Rome and moved to Perugia later.

1961
A charming and amusing fable, which is probably Stajano's best book

"Passiria" is based upon Giorgio

Era una sirena minuta e petulante, magrissima, quasi incorporea, fasciata in un tailleurino grigio dalla linea un pò eccentrica; con i capelli tagliati corti, alla garconne, tinti in biondo. Un orniette, con la montatura in argento, le penzolava da una catenella pure d'argento appuntata al rever del giacchettino, e una quantità simile di anelli e braccialetti, attorno ai suoi polsi, tintinnavano rumorosamente ad ogni suo gesto.
. . . . . . . . . .
(Passiria descends the Spanish Steps) - Seguì Passiria che discendeva a passetti brevi, saltellando da un gradino all'altro, con le braccia un pò discoste dai fianchi per mantenersi in equilibrio sui tacchi, ancheggiando e tintinnando come la sonaglieria di un antica diligenza; fino al gruppo delle sue amiche appollaiate sulla balaustra della rampa sottostante.
(and so on)
Giò Stajano, Le signore sirene (1961), pp.35-37.

1992
The title says it all; Stajano wanted to have a best seller.

"La Marchesa" is a partial portrait of Giorgio

La prima nuova conoscenza che feci a Roma, una sera al Victor's Bar . . . fu la Marchesa. E non poteva essere altrimenti, giacché mi venne presentato dalla Principessa.
Si chiamava Giorgio . . . ed era di Perugia come la Principessa, di cui era fisicamente il pendant. Se fossero stati una coppia di porcellane di Sèvres o di Limoges avvrebbero stupendamente figurato su qualsiasi mensola Luigi XV o XVI, . . .
A differenza di Giampaolo, però, Giorgio vantava una prosapia veramente illustre. Figlio unico di un pacifico vicequestore di provincia, aveva appurato attraverso lunghe e complicate ricerche araldiche di discendere per parte di nonna dall'imperiale dinastia dei Paleologi di Bisanzio.* Trovandosi in tal modo a contendere il diritto di sedere sul trono dell'estinto impero romano d'Oriente a un altro singolarissimo rappresentante della fauna "così" . . .
Tuttavia, se fosse dipeso da me, il titolo di basilissa lo avrei conferito senz'altro alla Marchesa, che in veste di Teodora non avrebbe avuto assolutamente nulla da invidiare all'illustre imperatrice bizantina . . . &c. &c.

Giò Stajano, La mia vita scandalosa (1992) pp.55-6.
* in una copia del libro, tutto annotato da Giorgio, è lui a sottolineare qua scrivendo sotto: "NO! non c'erano ricerche da fare, e niente da appurare!"


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